Venticinque anni fa la realizzazione del das wunder Experiment di Hans Spemann, i.e., la clonazione di Dolly (la pecora) e Cumulina (il topo) funzionò come la più potente cartina di tornasole per rivelare la grande confusione, presente nell’immaginario collettivo, tra ciò che costituisce lo strumentario di una tecnica ed il prodotto(i) che quegli strumenti (tecnica) è in grado di realizzare. Questa confusione è trasversale al grado di erudizione, di culturizzazione, e del censo dei singoli individui. Dalla casalinga di Voghera (Arbasino docet) ai raffinati letterati vincitori di premio Nobel, Kazuo Ishiguro per tutti; comunque nessuno escluso, nessuna figura del variopinto e multiculturale mondo dei nostri con-cittadini, con solo poche eccezioni, a confermare questa diffusa credenza che fa equivalere la tecnica con il prodotto di quella tecnica.
I 25 anni di Dolly sono un buon momento per chiarire i termini di questa equazione.
Dolly è un esempio paradigmatico della confusione che l’immaginario collettivo può sviluppare. Nel caso della clonazione disvela il corto circuito che si è compiuto a livello sociale, tra il trasferimento di nuclei (tecnica) e la possibile produzione di cloni (clonazione, il prodotto della tecnica) che oscura tutte le altre possibili realizzazioni di quella tecnica (in questo caso, ad esempio, la produzione di cellule staminali, le terapie per le malattie mitocondriali, ed altre ancora) proibendo poi, per paure fantasiose, la realizzazione di pratiche utilissime (basti pensare a tutte le possibili terapie cellulari a basi di staminali pluripotenti indotte, alla riprogrammazione genetica, etc).
Testi di Marco Annoni, Guido Bosticco, Marco Capocasa, Roberto Defez, Giovanni Destro Bisol, Pino Donghi, Giorgio Macellari, Manuela Monti, Piergiorgio Odifreddi, Telmo Pievani, CarloAlberto Redi.
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