È inutile negarlo. Il dialogo tra scienze biomediche e diritto non è facile. Eppure è una necessità sempre più avvertita nella società nonché un delicato e affascinante crinale, sul quale il Centro di ricerca interdipartimentale ECLSC dell’Università degli studi di Pavia sta operando nell’ultimo decennio.
Il Convegno “Scienze biomediche e diritto. Un dialogo tra discipline, culture e lingue” (i cui contenuti sono offerti con questo volume al dibattito della comunità scientifica e giuridica) è stato organizzato dalla Direzione Scientifica della Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo di Pavia, in collaborazione con il Collegio Ghislieri e il Centro di Ricerca Interdipartimentale ECLSC, proprio con l’intento di mettere a fuoco questi temi.
La prima parte del volume, Il dialogo tra scienza e diritto in una prospettiva transnazionale, si apre con un contributo di Amedeo Santosuosso e Sara Azzini, che descrive le radici dell’interazione orizzontale tra le esperienze giuridiche di paesi diversi e presenta il progetto di un Multilanguage Archive on the Law of Science and New Technologies.
Charles Baron mette in luce le modalità del dialogo tra diritto e scienze biomediche nel sistema giuridico statunitense, mentre Cristina Campiglio esplora le fonti internazionali ed europee a partire dal secondo dopoguerra ad oggi.
La seconda e la terza parte sono focalizzate su le decisioni di fine vita e le applicazioni delle neuroscienze. Sul primo tema Alan Meisel offre il quadro statunitense, con il quale dialogano Sara Azzini, con un interessante raffronto tra l’eperienza italiana del caso Englaro e quella americana, e Margarita Boladeras, che analizza la situazione spagnola.
A proposito di neuroscienze Gabriella Bottini e Anna Sedda danno una visione scientifica delle recenti applicazioni delle tecniche neuroscientifiche (specie il brain imaging), cui rispondono sul versante giuridico Luisella De Cataldo e Barbara Bottalico. Ma ogni sforzo di dialogo tra scienza e diritto deve essere accompagnato da un dialogo tra le lingue nazionali, che il diritto usa e continuerà a usare.
Questa sfida viene raccolta nei contributi di Daniela Tiscornia e Maria Teresa Sagri, che analizzano le nuove possibilità di trattamento computazionale delle informazioni giuridiche, mentre Jürgen Simon e Brigitte Jansen discutono di quella “professione di parole” che è il diritto. Il dialogo è dunque possibile.
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