Nel 1913, Kipling parte per l’Egitto: prima tappa a Suez, poi un lungo soggiorno al Cairo, prima di risalire il Nilo fino alla valle dei Re e di arrivare in Sudan, paese segnato dai ricordi drammatici della recente conquista coloniale inglese. Che cosa vede Kipling? Oltre naturalmente ai segni evidenti della conquista coloniale, è l’immagine viva e palpitante della terra africana che gli si svela.
Se Flaubert, che aveva viaggiato qui cinquant’anni prima (Viaggio in Egitto, Ibis), cercava le immagini e il fascino dell’Oriente, vagheggiato e mitizzato dalla letteratura ottocentesca, Kipling insegue il caldo spirito dell’Africa, dall’immutabile, antico destino.
Ma è anche il fascino arabo di una vita dai ritmi lenti e maestosi, che si unisce e si mescola a questo incedere secolare dell’Africa. Il testo sull’Egitto è preceduto da Da costa a costa, il resoconto di un viaggio attraverso gli Stati Uniti.
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