ABSTRACT
Grande ammiratore degli Inglesi, della loro libertà di pensiero e delle loro istituzioni, il giovane Voltaire nei teatri di Londra, dove era esule tra il 1724 e 1728, aveva scoperto Shakespeare, allora in Francia del tutto sconosciuto, e lo aveva utilizzato per rinnovare la tragedia francese, incrementandone l’azione. Brutus, La mort de César, Zaïre, Sémiramis: tutti questi drammi risentono dichiaratamente dell’influenza di Shakespeare, “un genio pieno di forza e di fecondità, di naturalezza e di sublime, senza la minima scintilla di buon gusto e senza la minima conoscenza delle regole” (Voltaire). Ma intorno alla metà del secolo, durante la guerra dei Sette Anni, avviene una svolta. Voltaire che nel 1750 aveva lasciato Parigi e dal 1758 vive nell’esilio dorato di Ferney, smette di considerare con snobistica sufficienza Shakespeare e comincia a vederlo come un rivale pericoloso.
As a great admirer of the English people, of their freedom of thought and their institutions, young Voltaire discovers Shakespeare in the theatres of London, where he was exiled between 1724 and 1728. Shakespeare was completely unknown in France at the time, and Voltaire used his drama to revitalise French tragedy by injecting it with action. Brutus, La mort de César, Zaïre, Sémiramis were openly influenced by Shakespeare, considered by Voltaire as “a genius full of strength and fertility, naturalness and sublime, without the slightest spark of good taste and the slightest knowledge of the rules”. The Seven Years’ War represents a fundamental turning point: Voltaire, who had left Paris in 1750 and was living in his golden exile in Ferney’s in 1758, stops considering Shakespeare with a snobbish attitude and begins to see him as a dangerous rival.
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