Senza un grido è una raccolta di racconti che si svolgono nell’immediato dopoguerra. La guerra è finita e la violenza continua a dilagare: un uomo si trascina dietro moglie e figli in quattordici campi profughi e finisce per essere cacciato di casa. Branka viene picchiata, maltrattata e derubata dal suo amante, eppure lo segue ovunque. Lo zio Ratko crede di essere un genio e lavora per anni a un’opera letteraria che nessuno della famiglia riuscirà mai a vedere.
Le storie di Tišma descrivono, senza giudizio, il destino irripetibile dei personaggi che si dibattono tra amore e odio, violenza e desiderio, trionfo e umiliazione. La sua freddezza serve a renderci a nostra volta testimoni. I suoi personaggi sono tutti tratti da eventi reali e non devono nulla a un’indulgenza immaginaria, la cui morbosità sarebbe allora sospetta. È come se la violenza della guerra si fosse infranta in migliaia di piccoli frammenti individuali, ognuno con la propria ferita.
L’arte di Tisma in questo libro consiste nel sezionare, con la massima meticolosità, l’animo di questi sopravvissuti per offrirlo al lettore sul tavolo anatomico.
Aleksandar Tišma nasce a Horgoš, Serbia, nel 1924 da padre serbo e madre ungherese di origine ebraica. Per sfuggire allo sterminio degli ebrei di Novi Sad, va a studiare a Budapest. Laureatosi in germanistica a Belgrado lavora per giornali e case editrici. Dal dopoguerra fino alla morte (2003), la sua vita è legata a Novi Sad, centro di numerosi suoi scritti, tra cui la celebre trilogia di romanzi: Il libro di Blam, L’uso dell’uomo e Kapò.
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