In quanti modi diversi è possibile declinare la solitudine di chi scrive? L’analisi condotta in questo volume prende in considerazione figure di diverso rilievo – da Proust a Barthes, da Broch a Bernhard, da Celan a Walser, passando per Levinas, Derrida e Agamben – appartenenti ad una modernità più o meno recente, e a modalità di scrittura per lo più ambivalenti tra riflessione esplicitamente filosofica e segno letterario, per coniugarne il senso ai temi della tragicità, della formazione, dell’eticità.
Che il nesso concettuale tra solitudine e scrittura, caratterizzato da quei temi, sia decisamente tipico dello stato delle cose odierno, non impedisce comunque di pensare che colui che scrive oggi, o che ha scritto in passato, sia stato sempre solo.
Per questo, piuttosto che assumere le ragioni di una catalogazione storica dei modi in cui tale condizione s’incarna, l’Autore si affida prudentemente ad alcuni casi esemplari che, nella loro esperienza vissuta di scrittori, sembrano rendere quel nesso più eloquente.
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