Il libro prende spunto dal viaggio che Alejo Carpentier fece nel 1947 nella Grande Savana, ma la narrazione si amplia in riflessioni e considerazioni sullo spirito, la cultura, l’archeologia e la musica dell’intero continente latino-americano.
Da questo viaggio, Carpentier trasse ispirazione per definire la propria concezione estetica e abbracciò l’ideale del meraviglioso come stile letterario. Si tratta dunque di una singolare cronaca di viaggio, in cui Carpentier scopre progressivamente l’essenza stessa del suo essere americano, contemplando l’altopiano andino, le selve amazzoniche, le rovine precolombiane o le isole caraibiche.
Gli occhi di Carpentier vedono un mondo che ci viene descritto con entusiasmo, in pagine di ispirata poesia: sorgono città nuove, luoghi misteriosi, scoperte affascinanti, ricordi lontani di tesori: appare così La Habana di Humboldt, il Messico del tempo di Porfirio Díaz, o la Caracas che aveva descritto José Martí. “Siamo già sopra le nubi che stazionano laggiù nel fondo…”
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