Durante la guerra d’Algeria, Azzedin ha scelto di arruolarsi con i francesi contro la sua stessa patria. L’ha fatto per mantenere Meriem, la giovane moglie, e tutta la sua famiglia. Non è stata una scelta ideologica, ma solo una necessità. Da questa decisione sono derivate tutte le sue sventure. Alla fine della guerra ha dovuto trasferirsi in Francia, un paese estraneo che non l’ha accettato. Invano ha lottato per ritrovare una patria. Forse i suoi figli avrebbero potuto riuscirci, ma lo spettro del razzismo riemerge tragicamente.
E così Azzedin perde tutto e non può ritornare nella sua terra che non ha dimenticato il passato terribile della lotta di liberazione. Lui è un harki, un traditore, un transfuga, un senza patria. Un romanzo intenso, crudo, talvolta violento, come il destino del suo protagonista, ma anche una narrazione ricca di umanità e di sensibilità.
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