Richard Wilhelm ha contribuito più di ogni altro a far conoscere in Occidente la vasta eredità spirituale della Cina, traducendo alcune tra le più importanti opere filosofiche orientali. Questo libro non è però una traduzione dal cinese, bensì un’opera originale in cui il grande sinologo e pastore protestante tedesco racconta la propria esperienza. Un’opera in cui si fondono vari aspetti, dall’autobiografico al filosofico, allo storico.
“Ho un grande debito di gratitudine verso Richard Wilhelm, sia per la luce che ha gettato sul complesso problema dell’I Ching sia per il suo contributo all’applicazione pratica del libro. Per più di trent’anni mi sono interessato a questa tecnica oracolare, o metodo di esplorazione dell’inconscio, perché a me sembrava di non comune importanza. Avevo già una certa dimestichezza con l’I Ching quando conobbi Wilhelm poco dopo il 1920. Egli mi confermò allora ciò che già sapevo, e mi insegnò molte cose ancora.” Carl Gustav Jung
All’inizio del XX secolo gli europei stanno conquistando in Cina poteri coloniali e non hanno alcun rispetto per la millenaria cultura locale. I cinesi, dal canto loro, considerano gli occidentali come dei barbari e tengono gelosamente per sé le proprie tradizioni spirituali. Richard Wilhelm si rende conto del valore del pensiero cinese e getta un ponte tra le due culture. Durante i venticinque anni trascorsi in Cina, impara ad amare quella terra tanto distante – non solo dal punto di vista geografico – e il popolo che vi abita.
Sono anni particolarmente importanti sotto il profilo storico, Wilhelm è testimone di un passaggio epocale, dell’incontro tra il vecchio e il nuovo. Vive il crollo della vecchia Cina e la nascita di una nuova vita dalle macerie. Tuttavia, c’è qualcosa che accomuna le due dimensioni, il prima e il dopo: l’anima della Cina. E come afferma lo stesso autore nella prefazione, se anche solo una parte di quest’anima si svelerà al lettore, lo scopo della sua testimonianza sarà raggiunto.
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