Il Negro è l’unico essere umano che è stato ridotto a merce: nello scambio economico coloniale, il suo corpo è diventato oggetto di commercio dei bianchi.
Utilizzando deliberatamente il termine “negro” e facendo riferimento a una delle opere più importanti della filosofia occidentale che segna il definitivo passaggio alla modernità, Mbembe si interroga sul razzismo e cerca di capire se, con la fine dell’etnocentrismo europeo, si romperà definitivamente anche quell’immagine del Negro che lo incatena all’identità creata dalla tratta e al pregiudizio riaffermato dal colonialismo e dall’apartheid. Un’immagine che ha condizionato la visione ottocentesca e novecentesca dell’africano. Mbembe è comunque consapevole del fatto che le politiche liberiste e securitarie diffuse in Occidente portano oggi a far emergere nuove forme di razzismo.
L’opera di Mbembe, iconoclasta e critica, fondata su una lettura della filosofia e della letteratura europea e africana, delinea un quadro complessivo che dall’Africa si allarga alla società globale.
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