ABSTRACT
Privilegiando l’analisi dei procedimenti ironici e in particolare della struttura della ripetizione presenti in Bouvard et Pécuchet l’articolo propone una disamina delle riflessioni sulla storia, sul progresso e sulle nuove modalità di acquisizione del sapere nella società tendenzialmente democratica del secondo Ottocento che Flaubert espone nel suo «romanzo filosofico» rimasto incompiuto: formidabile satira nei confronti di una cultura sempre più massicciamente modellata dalla frammentazione dei saperi, disperante registrazione dell’impoverimento spirituale determinato dal primato di conoscenze tecniche che non si traducono in un’immagine armonica del mondo. La dicotomia fra sapere e senso costituisce in effetti l’opposizione fondamentale dell’opera. La negazione della storia ribadita dal testo si riflette narrativamente in una retorica dell’iterazione che si manifesta a più livelli. Mutuando una nozione elaborata nell’ambito della retorica pragmatica, si potrebbe dire che Flaubert ricorre a una sistematica mention-écho il cui esito finale è quello di inficiare la fondatezza dei contenuti dell’enunciato attraverso la forma stessa dell’enunciazione.
Parole chiave: Ironia, mention-écho, critica del positivismo, scientismo, romanzo filosofico
Focusing on ironic procedures and specially on the structure of repetition in Bouvard et Pécuchet, the article analyses the reflections on history, progress and also on new methods of acquiring knowledge in a society which is tendentially democratic, as the society of the second half of the nineteenth century attested by Flaubert in his unfinished «philosophical novel»: a formidable satire against a culture increasingly and massively shaped by the fragmentation of knowledge, a desperate evidence of the spiritual impoverishment caused by the primacy of some technical knowledge unable to provide an harmonious picture of the world. The dichotomy between knowledge and meaning represents the basic opposition in the work. The denial of history reaffirmed by the text is narratively reflected in a rhetoric of repetition that manifests itself on several levels. Borrowing a notion developed in the context of pragmatic rhetoric, we could say that Flaubert resorts to a systematic mention-écho whose result is to invalidate the contents of the utterance through the very form of the statement.
Keywords: Irony, mention-écho, criticism of positivism, scientism, philosophical novel
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