Nei racconti di Mia Couto si incrociano due diverse intenzioni. In primo, luogo l’aspirazione a raccontare la realtà di un paese, il Mozambico, attraverso la trasfigurazione magica e la favola, proprie della cultura e dell’espressività della sua gente. E dall’altra il tentativo di forzare la lingua europea secondo le cadenze e i ritmi, anche lessicali, delle lingue africane.
Ne derivano dei testi brevi o brevissimi, in forma di cronaca (il titolo originale della raccolta è Cronicando), in cui fatti piccoli e apparentemente privi di significato assumono la dimensione forte e quasi emblematica che permette l’accesso ad una realtà tanto lontana dalla nostra.
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