Să cauți un cuvânt ce nu există
și să asculți cum timpul devine des.
Un cuvânt
pe care l-ai auzit, și brusc
simți că nu există…
Cercare una parola che non esiste
e ascoltare come il tempo si addensa.
Una parola
che hai udito, e all’improvviso
sentire che non esiste…
Le non-parole, pubblicato nel 1969 e qui tradotto integralmente, è forse l’ultimo grande libro di Nichita St˘anescu, un capolavoro eccessivo e corrusco che chiude, con modalità ricapitolative, la mirabile, irripetibile stagione degli anni Sessanta. In esso, si ritrovano tutti gli elementi e le dimensioni della sua poesia, che tanto avevano colpito, per la loro oltranza e per la folgorante originalità, i lettori dei suoi primi volumi: un grande Teatro della Mente, sulla cui scena, come nei contrasti medievali, disputano disincarnate allegorie (la lotta dell’Occhio con lo Sguardo, del Cuore con il Sangue, di Giacobbe con l’Angelo), una inesauribile vena immaginifica, in cui l’immanenza più radicale va di pari passo con una metafisica visionaria, che sembra rinegoziare ogni volta i confini e le possibilità del Reale, una incessante lotta della poesia con la lingua, allo stesso tempo ludica e serissima, giubilante e dolorosa, che vuole ribaltare una volta per tutte il rapporto tra le Parole e le Cose.
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https://www.research.unipd.it/handle/11577/3516945
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