Mito, fiaba e sogno vengono analizzati nelle loro relazioni formative, attraverso ciò che li accomuna (la narrazione come trasmissione, la fantasia, la magia, il simbolismo), anche grazie all’ausilio interpretativo di quegli autori che, esaminandone le specificità, ne hanno riconosciuto le linee di continuità.
Sin dalle sue origini, il mito ha rappresentato una delle forme più significative e durature di trasmissione del sapere nei confronti del fanciullo e dell’adolescente, nonché di coesione delle comunità. Il legame affettivo, la perdita dell’altro e la difficile elaborazione del lutto, l’atto generativo, narrati nel mito di Orfeo ed Euridice e in quello di Pigmalione e di Galatea, ricorrono anche nelle storie fiabesche. In queste, poi, il ruolo dell’eroe e dell’eroina, la lotta contro la maga o il mago, la ricerca della soluzione per annullare l’incantesimo rappresentano ciò che, nel sogno, sono le immagini creative e creatrici che evidenziano il percorso trasformativo e individuante. L’attività magica riproposta nelle fiabe (la pozione, l’incantesimo, il fascinum, la malía) quale motivo narrativo ed esplicativo non è solo un elemento ricorsivo, ma si presenta come necessario per il cambiamento dei protagonisti e l’evoluzione dell’intera storia. In tal modo, il viaggio iniziatico, la sfida contro forze oscure e misteriose o l’attraversamento dell’oscurità del bosco divengono tutte metafore di una metamorfosi interiore che può manifestare, simbolicamente, una progettualità esistenziale.
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