ABSTRACT
«È che Sam Beckett viveva nella sua testa, piena di fuoco, di stelle e di matematica»: è così che Jean Demélier racchiude l’universo dello scrittore irlandese in una magia, fatta non solo di poesia, di passione ma anche di tensione verso un’astrazione e un rifugio in una razionalità inaspettata. Di certo non è usuale associare l’elemento razionale alla scrittura beckettiana. Eppure la matematica è un elemento sorprendentemente ricorrente nell’opera di Beckett, nella forma di progressione verso l’infinito o il nulla, nella permutazione e nell’arte combinatoria, nei principi di identità e non contraddizione aristotelici, nella ricorrenza di alcuni numeri, del concetto di limite e degli opposti. Tuttavia, ciò che si vuole qui dimostrare non è solo l’evidente presenza dell’elemento scientifico, ma la capacità di Beckett di servirsi della logica e del rigore matematico per prendersi gioco proprio della razionalità stessa, come un’implosione, un attacco dall’interno. È un gioco sul limite: lo scrittore si avvicina indefinitamente alla razionalità, senza mai toccarla davvero, tessendone una trama come sfondo in modo che possa dare maggior risalto al non-senso dilagante. Il risultato che si ottiene facendo estraniare i protagonisti nella costante ripetizione dei numeri, nei calcoli e nelle probabilità è un rifugio momentaneo, un breve naufragio in qualcosa di perfetto, un allontanamento provvisorio dal caos esistenziale. Tuttavia, terminata l’armonia dell’astrazione, si ritorna con un impatto più forte alle incertezze esistenziali. È nel romanzo Watt che l’uso della matematica e della logica trovano il loro apice. Nonostante sia permeato di razionalità, è un romanzo sul delirio psichico, sulla frantumazione del linguaggio, sul non senso senza tregua. Watt è il perfetto esempio di come follia e sregolatezza abbraccino sensatezza e ragionevolezza, di come la razionalità diventi velocemente paradosso, di come Beckett sappia costruire un testo in bilico su un labile confine.
Parole chiave: Beckett, letteratura e matematica, assurdo e razionalità
«It is that Sam Beckett lived in his head, full of fire, stars and mathematics»: this is how Jean Demélier encloses the universe of the Irish writer into something magic, made of poetry, passion, but also of an unexpected rationality. It is certainly not usual to associate the rational element with Beckett’s writing. Yet mathematics (in the form of progression towards infinity, in the use of permutation, in the recurrence of some numbers) is a surprisingly recurring element in his work. What is interesting is not only the presence of the scientific element, but Beckett’s ability to use logic and mathematical rigor to make fun of rationality itself. The writer approaches rationality indefinitely, without ever really touching it, in order to emphasize non-sense and absurdity. The constant repetition of numbers, calculations and probabilities offers a momentary refuge into something perfect. However, once the harmony is over, the characters are forced to come back to their existential uncertainties. The novel Watt is the perfect example of how madness, incongruity and contradiction join sense and reasonableness, of how rationality quickly becomes paradox, of how Beckett can build a text using absurdity and rationality at the same time.
Key words: Beckett; literature and mathematics; absurd and rationality.
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