Nel corso dell’Ottocento il re Leopoldo II del Belgio costruì un favoloso impero coloniale nel Congo. Un impero personale che diede al re belga una ricchezza unica e incredibile: un caso forse unico nella storia dell’umanità. Ma questo impero venne costruito con il sangue dei neri e con una spietata violenza, addirittura più pesante di quella usata da altri conquistatori rimasti famosi per la loro brutalità.
Con l’agile e raffinata scioltezza che lo caratterizza, Mark Twain (Samuel Langhorne Clemens, 1835-1910) ci propone questo soliloquio in cui, attraverso le parole stesse del re, viene smascherata la tragica realtà del colonialismo europeo. Un testo lettarario che è anche un’appassionata difesa del valore della vita, della vita di tutti, bianchi e neri.
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